Azioni Locali - Friuli Venezia Giulia
Rinaturalizzazione
aree agricole a Fossavecia
L’intervento di rinaturalizzazione, unico nel suo genere, è iniziato nella primavera 2021 per iniziativa del Comune di Fiumicello-Villa VicentinaNella bassa pianura friulana, in località Fossavecchia o Fossavecja, in lingua friulana, su proposta della Consulta comunale per l’Ambiente a qualità della vita, dove gli assessori all’agricoltura ed ambiente con i delegati di diverse associazioni ed esperti, hanno individuato la necessità di continuare la rinaturalizzazione su terreni agricoli comunali.
La zona si trova infatti nelle vicinanze delle Riserve naturali regionali della Foce dell’Isonzo-Isola della Cona, area protetta dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE e della Valle Cavanata.

Entrambi i siti sono di alto valore ecologico e naturalistico e incluse nella Convenzione di Ramsar sulla protezione delle zone umide.

La zona rientra nell’ambito paesaggistico “Laguna e costa” del Piano paesaggistico regionale. Il piano definisce indirizzi per la costruzione della rete ecologica locale, auspicando la reintroduzione di elementi del paesaggio rurale tra cui siepi, filari, boschetti con specie autoctone, prati, stagni, laghetti e il contenimento e  l’eradicazione delle specie avventizie con particolare attenzione per quelle invasive.

Interventi di rinaturalizzazione - nature is back
La rinaturalizzazione è stata realizzata con interventi di imboschimento e di recupero e ricostituzione di zone umide.

L’imboschimento è stato realizzato da volontari che hanno piantato 370 alberi e arbusti, donati al Comune dall’associazione dall’AIAB-APROBIO-FVG in convenzione con PUR Projet, supportato dal gruppo AccorHotels nell’ambito del programma Plant For the Planet.

L’iniziativa può rappresentare l’avvio di un processo di revisione dell’agricoltura in queste zone in funzione della qualità dell’ambiente naturale e dei suoli, della connettività ecologica e delle aree umide.

Nel mezzo di aree interamente agricole si sono realizzate delle oasi forestali per un’estensione di circa 4-5 ettari a cui si è aggiunta la realizzazione di un corridoio forestale con l’ulteriore piantagione di circa 400 alberi donati dai vivai forestali regionali. L’intervento segue le indicazioni del Piano paesaggistico regionale teso a implementare corridoi ecologici. L’ afforestazione ha lo scopo di favorire la nidificazione di specie legate a spazi aperti quali quelli agricoli, come l’averla piccola, specie protetta di interesse comunitario e qui presente, assieme alla rara testuggine palustre, un tempo numerosissima ed ora praticamente scomparsa ma comunque segnalata nei canali che costeggiano il bosco esistente. 

Infine la rinaturalizzazione ha una funzione didattica: il riportare la natura in mezzo ad aree coltivate non solo diversifica il paesaggio ma migliora la qualità  dei  prodotti agricoli.

Ripristino di zone umide
La rinaturalizzazione si è svolta su un’area agricola, prima coltivata a mais e soia con diserbo chimico, con la realizzazione di due stagni, in una zona che era tradizionalmente umida prima della bonifica.

Nel primo stagno, sulle sponde, si è instaurata una folta vegetazione di tifa, canna palustre, iris giallo, giunco, altea, mentre il secondo stagno è stato colonizzato da ruppia e potamogeton, molto appetiti dalla fauna acquatica. Sulle rive si è insediata la mestolaccia insieme a una fitta vegetazione di canna palustre e, dove è più rada, compaiono specie erbacee di aree umide come la salicaria. Sulle sponde di entrambi gli stagni sono stati piantati dei salici.

Il ritorno degli uccelli delle zone umide
Dopo sette mesi dagli interventi, la risposta degli uccelli è stata sorprendente. Da febbraio 2021 sono state osservate 51 specie diverse, comprendenti 23 uccelli acquatici e 8 rapaci diurni.

Tra le 51 specie osservate nelle zone umide ripristinate, 15 sono comprese nell’allegato I della Direttiva uccelli della Comunità Europea e necessitano di azioni mirate di tutela

Guardando al futuro
Il percorso di naturalizzazione è decisamente lusinghiero e la frequentazione dell’avifauna, a detta dell’ornitologo Paolo Utmar, è migliore dello sperato.

In futuro si spera che il tarabusino, il più piccolo tra gli aironi europei e in continuo decremento, possa colonizzare gli stagni anche come nidificante. L’auspicato ampliamento degli stagni e la loro gestione naturalistica aumenterà il numero delle specie sia in sosta che nidificanti.

Meno eclatanti sono i risultati faunistici della parte asciutta dell’intervento in quanto bisogna aspettare che crescano i cespugli spinosi di rosa canina, biancospino e prugnolo per sperare nella colonizzazione dell’averla piccola o dello strillozzo.

Più lento è invece, secondo il botanico Nedi Tonzar, il processo di attecchimento delle piante, complice le stagioni climatiche molto calde. Gli ex coltivi intorno alle zone umide sono ora colonizzati da specie avventizie e infestanti. Gli stagni sono stati colonizzati da specie differenti in spazi diversi per cui in alcuni domina la tifa, in altri la canna di palude, entrambe molto alte ed esuberanti in parte anche a causa dei concimi ancora presenti. Sarà necessario intervenire con degli sfalci per evitare che lo specchio d’acqua venga interamente chiuso da una vegetazione molto alta.

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