Alessandra Kora Munduruku
Alessandra è un'attivista ambientale di 39 anni.

Rappresentante del popolo Munduruku e delle 14.000 persone che vivono lungo il fiume Tapajos, affluente del Rio delle Amazzoni. Si batte per la foresta amazzonica, per i fiumi, per la sua terra sotto assedio dai coltivatori di soia, dall’industria agroalimentare e mineraria.

Non è un segreto che l’aumento drastico della deforestazione nell’Amazzonia brasiliana minacci il clima sulla terra.

Ci sono segnali che le foreste amazzoniche non siano più, in alcune aree, un assorbitore ma un emettitore netto di CO2. Dal 2018 al 2021 i tassi di deforestazione legati all’industria mineraria sono aumentati del 62% e il 2021 è l’anno che ha visto più deforestazione in Brasile negli ultimi 15 anni.
Con il supporto della coalizione delle Popolazione Indigene del Brasile (APIB) e del gruppo Amazon Watch, Alessandra ha scritto una lettera aperta alla multinazionale Anglo American, chiedendo di ritirare i permessi di ricerca mineraria dentro i territori delle popolazioni indigene.

Tali permessi erano stati rilasciati senza il consenso delle popolazioni native, richiesto dalla costituzione brasiliana. La compagnia si è ora ritirata da 27 progetti di ricerca di estrazione mineraria in territorio indigeno.
Alessandra ha combattuto contro una diga idroelettrica, la São Luiz de Tapajòs che minacciava il suo villaggio. Ora lotta contro la realizzazione della ferrovia Ferrogrão, il treno della soia che causerà la deforestazione di 230.000 ettari. È stata minacciata di morte perché rivendica le terre che appartengono ai popoli indigene.

Ha vinto il Premio Goldman, il Nobel per l’ambiente, nel 2023.

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