Foto Elsa – Disney Frozen series di Jeff Hong
Comunicare la crisi climatica

L’artista Jeff Hong ha immaginato i personaggi della Disney nel mondo reale: il finale è tutt’altro che lieto

Comunicare la crisi climatica è una delle sfide più complesse dei nostri tempi, alla pari delle azioni necessarie per affrontarla. Se da un lato ci sono evidenze scientifiche inoppugnabili sul riscaldamento globale, insieme agli impatti che esso compart, le reazioni di parte dell’opinione pubblica e, ancor di più, le risposte della politica sono ancora in forte ritardo rispetto alle azioni. I fattori che contribuiscono a questa stasi sono molteplici: la crisi climatica è un fenomeno molto esteso nel tempo e nello spazio – un iperoggetto, l’ha definita il filosofo Timothy Morton – difficile da comprendere a livello concettuale, poiché spesso esula dal nostro campo di esperienze dirette, e difficile da accettare sul piano emotivo perché mette in discussione le nostre certezze, le nostre abitudini, il nostro stile di vita.

Di certo, la sola conoscenza scientifica, pur necessaria e fondamentale nella comunicazione, non è sufficiente. La comunicazione infatti agisce su più livelli.
In superficie la comunicazione del cambiamento climatico riguarda l’educazione, l’informazione, l’allertamento, il cercare di convincere, la mobilizzazione e la risoluzione di questo enorme problema. Tuttavia a un livello più profondo la comunicazione è influenzata dalle nostre esperienze, da modelli mentali e culturali, dai nostri valori e visioni del mondo e non ultimo, dal Paese in cui viviamo e dalla percezione intorno a noi della gravità o meno del problema.

Le esperienze passate e le convinzioni delle persone possono agire come filtro percettivo e cambiare il modo con cui comprendono e interagiscono con le evidenze scientifiche sulla crisi climatica

Comunicare la crisi climatica, le evidenze scientifiche, gli impatti, l’urgenza dell’azione non è un compito facile e si fa ancora più arduo se ci si trova a dover spiegare un tema complesso, multidisciplinare e terribilmente attuale e con molte incertezze sul futuro.
Ragione e sentimento, fact checking ed esperienze, comunicazione scientifica ma anche visiva e artistica possono incontrarsi nella comunicazione per poter risvegliare, dopo l’attenzione, l’azione.

La percezione della crisi climatica come problema globale

Questo tema è stata oggetto di un sondaggio europeo nel 2021, secondo il quale il 93% dei cittadini ritiene che il cambiamento climatico sia un problema serio e il 90% pensa che si debba raggiungere la neutralità climatica al 2050. Tuttavia, in media solo, il 18% ritiene che questo sia il problema più grave, addirittura meno del 7% in Italia, contro il 43% dei cittadini svedesi.

Il 90% dei cittadini italiani pensa che le emissioni di gas serra debbano essere drasticamente ridotte, ma solo il 7% ritiene la crisi climatica sia il problema più grave.

La percezione della gravità del problema climatico in Italia risulta ben al di sotto della media europea, che lo considera il secondo più grande problema dell’umanità dopo la povertà, la fame e la mancanza di acqua. Questo atteggiamento può riflettere una carenza nella discussione pubblic, nel coinvolgimento dei cittadini e infine una discontinua presenza del tema sulla stampa e mezzi di diffusione.
Tuttavia secondo lo stesso sondaggio, 9 cittadini italiani su 10 pensano che le emissioni di gas serra debbano essere ridotte a un livello minimo. Quando si passa alle azioni individuali intraprese per far fronte alla crisi climatica, il 75% afferma di cercare di ridurre i rifiuti e separarli e il 51% di ridurre il consumo di prodotti usa e getta. Azioni importanti ma non sufficienti.
Su un punto c’è un ottimo consenso in Europa: tre quarti dei cittadini intervistati in Italia e in Europa concordano che le misure del Recovery Plan dovrebbero essere spese su investimenti verdi.

La conoscenza della crisi climatica: consapevolezze diverse

La conoscenza di base è ormai alla portata di tutti, almeno in molti paesi europei, tramite fonti di informazioni accurate e attendibili, podcast, blog di attualità. Tuttavia la percezione della conoscenza varia da paese a paese: è massima per un finlandese dove il 92% si ritiene molto informato e molto bassa in Nigeria e nella Repubblica Democratica del Congo dove il 32% della popolazione non ne ha mai sentito parlare.
Sul fronte della responsabilità, chi sono i soggetti ritenuti responsabili della crisi climatica? Anche qui le risposte raccolte da un recente sondaggio dello Yale Climate Change Communication Program riflettono una percezione diversa della responsabilità: per i tedeschi, industria e commercio sono i settori più responsabili, mentre in Romania metà dei cittadini pensa che i governi siano i più responsabili.

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