Problema e soluzione alla crisi climatica
Le foreste sono essenziali per la vita sulla Terra come l’abbiamo sperimentata fino ad ora. Mai come ora le foreste sono al centro dell’attenzione globale per il loro ruolo cruciale che svolgono nella crisi climatica e per l’ampio spettro di servizi che offrono all’umanità, alla cui esistenza sulla Terra sono indispensabili. Nel mondo coprono poco più di 4 miliardi di ettari, il 31% delle terre emerse concentrate nelle zone equatoriali, tropicali, boreali, temperate.

Fonte: FAO Forest Resource Assessment 2020
Le foreste possono essere gestite in due modi per far fronte alla riduzione dei gas serra: lasciandole crescere e sequestrando carbonio ed evitando il loro degrado e la deforestazione.

Le foreste sono responsabili, insieme agli oceani, dell’assorbimento di più della metà delle emissioni di origine antropica in atmosfera, che nel 2021 ammontavano a 39,7 GtCO2
Siamo pertanto in debito con foreste e oceani di circa la metà delle nostre emissioni, che ogni hanno vengono assorbite e che dimezzano gli sforzi globali per abbattere le emissioni.
Sia foreste che oceani stanno tuttavia dando crescenti segnali di indebolimento e di riduzione della capacità di assorbimento.
Dagli anni ’90 si sono persi, a causa della deforestazione, poco più del 10% delle foreste globali. Benché il tasso di deforestazione sia diminuito, dai 16 milioni di ettari annui degli anni novanta ai 10 milioni annui nel 2020, perdite significative si concentrano in Indonesia, Cambogia, Congo, Amazzonia brasiliana, hotspots di biodiversità. La deforestazione di foreste naturali, ecosistemi complessi evoluti in migliaia di anni, è solo in parte compensata da piantagioni forestali, foreste molto semplificate, in molti casi monocolture costituite da una o poche specie. La perdita di superficie forestale è causa di almeno il 12% delle emissioni di gas serra globali, ma secondo altre stime può arrivare fino al 17%.
Alcune foreste come il bacino amazzonico stanno riducendo la loro capacità di assorbimento della CO2 a causa di diverse pressioni, tra cui un aumento degli incendi, una modifica dello stesso clima amazzonico che sta diventando sempre più arido e asciutto e non da ultimo una frammentazione della superficie che ridurre la resilienza ai disturbi dell’ecosistema.
Se questi dati servono a inquadrare globalmente la situazione delle foreste nel mondo, tuttavia ogni paese ha contesti socio-economici e politici e pressioni molto differenti alla base delle cause della deforestazione. Dalla mia esperienza, visitando molti paesi con elevati tassi di deforestazione, è necessario da un lato che diminuzione della deforestazione e il degrado forestali ( REDD+) siano misure inserite nell’implementazione dell’Accordo globale per il clima, dall’altro sono necessari accordi multilaterali e bilaterali per agire su molte filiere globalizzate che sono all’origine dell’abbattimento delle foreste. Filiere che hanno le proprie specificità e sfide, ognuna diversa dall’altra.
In Ghana, un paese che ha perso dagli anni ’90 quasi il 90% della superficie forestale, la causa principale è l’espansione della coltivazione del cacao, di cui questo paese è uno dei principali esportatori. Il Myanmar ha visto una riduzione drammatica delle foreste di teak, a causa della domanda incessante di questo pregiato legname. A poco sono valse le sanzioni occidentali contro le esportazioni di teak, di cui il Myanmar detiene il 75% delle foreste naturali mondiali.
La drammatica riduzione della superficie forestale in Indonesia e Malesia è spinta dall’esportazione di olio di palma, di cui anche l’Europa è un importatore.
Non solo le foreste tropicali sono minacciate. Le foreste boreali – principalmente in Russia e Canada– hanno perso nel 2021 una superficie senza precedenti a causa degli incendi forestali. Nella stessa Europa, laboratorio dei regolamenti più avanzati al mondo per ridurre la deforestazione e supportare la gestione forestale sostenibile , vi sono paesi come la Finlandia e la Romania che praticano la deforestazione, legale nel paese scandinavo e per una buona parte illegale nel secondo paese.
Questi trend evidenziano quanto sia complessa e necessaria un’azione immediata per giungere all’obiettivo di zero deforestazione, posto nel 2021 dalla Glasgow Leader’s Declaration on Forests and Land Use, dove 141 paesi si sono impegnati a dimezzare e invertire la perdita forestale entro il 2030. Raggiungere questo obiettivo comporta un declino costante e di lungo periodo della deforestazione, che ancora non sta accadendo in generale nelle regioni tropicali. Mai come ora è necessario agire per ridurre le principali minacce alle foreste: deforestazione, frammentazione degli habitat, degrado dell’ecosistema, cambiamento climatico, rischi sempre più gravi anche per le popolazioni che vi vivono.
Le soluzioni basate sulla natura sono moltissime, possono essere adattate ai territori, ai piani clima, agli stili alimentari, alle possibilità finanziarie, al contesto urbanistico – città, periferie e campagne.